SEO e Social Media, due materie che nascono come entità separate e ben distinte, dove uno era lo strumento chiave per indirizzare traffico verso i siti web attraverso tecniche intelligenti ed astute (che solo i più brillanti dei professionisti potevano padroneggiare) l’altro erano i Social Media.
Ecco, con i passare del tempo, l’enorme distanza tra le due "scienze" è andata man mano ad assottigliarsi, complice la migrazione massiva dell'attenzione degli utenti dai tradizionali mezzi di brand awareness, come radio e televisione, verso i motori di ricerca come Google, ma soprattutto grazie allo sviluppo esponenziale e sempre più apprezzato dai marketers, degli strumenti di promozione che possono offrire i social come Facebook ed Instagram con il Business Manager, dai costi estremamente più accessibili.
La portata e la popolarità dei social media hanno costretto i motori di ricerca come Google a cambiare sistemi ed algoritmi interni, adattandosi ad un nuovo ambiente, piuttosto che attenersi ad una modalità di funzionamento statica, proprio come hanno fatto le biblioteche pubbliche con l’introduzione del Wi-Fi.
Dati i quasi 3 miliardi di utenti che utilizzano quotidianamente le app dei social media su base oraria, era imperativo che questo traffico fosse classificato come organico. I click sui post di Facebook ed i tweet erano considerati secondari ed ininfluenti ma gli utenti avevano scelto:
Da quel momento in poi, i contenuti sarebbero stati diffusi e consumati attraverso i Social Media.
L’effetto “knock-on” ha creato una relazione simbiotica tra i due principali player, mettendo nelle condizioni due giganti come Google e Facebook, di lavorare su strategie per aumentare la loro portata ed impostare le linee guida del futuro.
Non è una coincidenza se oggi SEO e Social Media avanzano con passi simbiotici e le evoluzioni degli algoritmi continuano a legarli sempre di più l’un l’altro.
Come sono riusciti i social media a lasciare un’impronta duratura nelle pratiche di ottimizzazione dei siti web per i motori di ricerca e cosa siamo riusciti ad apprendere da questo sviluppo è presto detto: la facilità di pubblicare link.
Uno dei pilastri centrali su cui si fondava l’intero concetto della SEO era costituito da backlink autorevoli, ovvero fonti autorevoli che scrivono di un brand lasciando una traccia tangibile per il motore di ricerca mettendolo nelle condizioni di infondere la stessa o parte dell’autorevolezza della fonte linkante alla fonte linkata.
Ovvero creando collegamenti ipertestuali da fonti autorevoli, i motori di ricerca potevano verificare che il proprio dominio fosse collegato alle tendenze ed alle autorità riconosciute all’interno di uno specifico segmento di mercato.
Per i social media, il collegamento era un sottoprodotto della condivisione delle informazioni. Dai post di Facebook ai tweet, ai link di Instagram, YouTube e LinkedIn: queste erano le modalità per spingere i contenuti esterni verso le masse.
Oggi abbiamo stabilito uno scenario in base al quale i siti web sono classificati secondo le azioni che possono ottenere rispetto ai “Mi Piace” o ai “Follower” acquisiti.
Nonostante le ripetute affermazioni dei dirigenti di Google che l'attività sui social media non ha alcun impatto sulla SEO, una forte presenza sui social media offre alcuni vantaggi indiretti per la SEO stessa che è impossibile ignorare.
In parole povere, gli operatori di marketing online si impegnano quotidianamente per ottenere click sui link per migliorare il posizionamento.
La dimensione del panorama dei social media è troppo vasta per essere ignorata, è un mezzo incredibilmente efficiente per ottenere ciò che è davvero importante: il traffico.
E-mail, call center e lettere promozionali erano le uniche attività che potevano utilizzare per tentare una vendita, un aggiornamento o un messaggio alla promozionale.
Le e-mail per nicchie particolari ancora riescono a fare il loro dovere ma ad oggi non incorporano il paesaggio più ampio.
Oggi, le pagine e i gruppi dei social media forniscono un’estensione attiva di questo stesso principio. Sfruttando i circa 3,4 miliardi di utenti mensili attivi sui social, i brand sono costretti a spingere il loro messaggio in modo proattivo dove sono esattamente le persone.
Cosa invece può generare una pagina o un account nei social media è una comunità di persone, che siano essi clienti regolari, potenziali clienti, concorrenti o curiosi, è importante che fruiscano tutti del contenuto.
Dai post dei blog agli articoli di notizie, sondaggi, donazioni e vendite, podcast, testimonianze, guide pratiche, PDF, interviste ecc, è fondamentale darsi da fare in un ciclo che si basa sulla consapevolezza del brand e segni i risultati di una fonte che sai essere interessata al prodotto.
Inoltre, le piattaforme dei social media hanno seguito le orme di invenzioni come Google Analytics, per consentire ai brand di modificare i loro contenuti in base alle abitudini di traffico della loro fanbase.
Facebook Insights è un ottimo esempio di questo, ad esempio mostra i dati aggiornati sui follower per le loro percentuali di clic, età, informazioni geografiche e capacità di condivisione.
La SMO acronimo di Social Media Optimization è un elenco di tecniche e strategie utilizzate per aumentare la visibilità di un’azienda o la consapevolezza di un prodotto attraverso le piattaforme di social media.
In primo luogo, successivamente ad un’analisi di mercato, è necessario individuare le piattaforme social sulle quali dedicare risorse tempistiche ed economiche, ma soprattutto dove si trovano gli utenti interessati all’azienda o al prodotto che si intende promuovere.
Non ha senso pubblicare articoli su queste piattaforme se nessuno le vedrà davvero, o non avrà motivo di condividerle. Qualunque sarà la piattaforma che verrà scelta è indispensabile assicurarsi di essere connessi con le persone giuste.
In secondo luogo, fondamentale è pubblicare contenuti alla frequenza corretta; strutturare un calendario editoriale ad esempio è indispensabile. Se posti troppo di rado il tuo pubblico potrebbe dimenticarsi di te, viceversa pubblicando molte volte al giorno potresti affaticarli.
Quante volte dovresti pubblicare dipende dalle piattaforme che stai utilizzando; non esiste una formula magica per questo, sebbene, ad esempio, le persone pubblichino in genere molto più frequentemente su Twitter di quanto facciano su LinkedIn.
Altre cose da considerare includono avere un'immagine forte su tutti i profili dei social media, come una bio interessante e una buona immagine del profilo, utilizzando gli hashtag per ottenere maggiore visibilità.
I cultori di entrambe le materie potrebbero sostenere ovviamente che una è più efficace di un’altra, il mio pensiero è diverso.
A me piace vedere la SEO come prerequisito fondamentale per attività SEM di alto livello, la SEO pone le basi per il SEM attraverso contenuti ben ottimizzati che gli utenti trovano utili.
Senza pagine di atterraggio, pagine web e blog post ottimizzati, gli sforzi del SEM e del SMM si attenueranno a causa della scarsa qualità e di conseguenza ottenere visibilità nella SERP sarà estremamente difficile.
La SEO organica a lungo termine potrebbe risultare anche meno costosa in base al mercato di riferimento a patto che la si mantenga attiva ad esempio con la creazione di contenuti di qualità.
D’altra parte però, se stai lanciando un sito web per la prima volta online, probabilmente avrai bisogno di visibilità immediata almeno fino a quando non avrai creato una determinata credibilità organica e sarai diventato una fonte autorevole del tuo settore.
Con una campagna SEM strategica, unendo la potenza delle piattaforme Google e dei social network ed una corretta SEO potrai ottenere fin da subito dei risultati estremamente interessanti.
Leggi anche: Cosa sono SEO e SEM e quali sono le principali differenze?
Dove e perché si incontrano SEO e Social? Su quale risultato nelle ricerche l’utente cliccherà con una chiave di ricerca specifica? A chi è disposto a concedere la propria carta di credito?
La parola chiave è empatia che in questo caso si può tradurre in fiducia, più fiducia abbiamo da parte dei nostri prospect più possibilità avremo di convertire. Fiducia nel brand, quindi totale trasparenza e apertura nell’utilizzo della carta di credito per effettuare un acquisto online.
In conclusione a prescindere dalla posizione raggiunta in una pagina di risultati dati da un motore di ricerca, possiamo stabilire che, la SEO lavora per generare visite e lead nel tempo ed i social lavorano per generare brand awareness.
Lavorando simbioticamente per l’utente, quest'ultimo sarà orientato a cliccare sul risultato maggiormente riconoscibile e ad acquistare online dall’azienda con la brand identity più forte.
La parola chiave del momento è fiducia.